lunedì 1 marzo 2010

Tamara Ferioli

Non ho visto i suoi occhi, non ho visto le sue mani, non ho visto i suoi capelli rossi. Ho solo le oltre dieci mail che ci siamo scambiate. Io, Tamara non l'ho incontrata, spero solo di non averla immaginata...

Se ci fossimo incontrate – magari nel tuo studio – cosa mi avresti offerto da bere?
Un thè se fossi venuta prima delle 19, un bicchiere di vino se fossi arrivata dopo…

Capelli, vino, thè: sono materiali che hai utilizzato per i tuoi lavori. Hai aggiunto qualche “ingrediente” ai quadri a cui stai lavorando adesso per la tua personale?
Da tempo non utilizzo più né vino né thè per poterli offrire a chi mi viene a trovare. Non posso anticipare nulla perché alcuni elementi si stanno aggiungendo ed altri spontaneamente sottraendo. Non amo inserire cose superflue, quello a cui voglio arrivare è l’essenza dell’invisibile: per invisibile intendo tutte quelle sensazioni vibranti indescrivibili. Racchiuderle nelle parole equivarrebbe a seppellirle.

Quali sono i cinque oggetti più vicini a te adesso che stai rispondendo alle domande?
Calamite, xilofono a forma di mucca, tazza, matite, boccetta per fare bolle di sapone.

Fili, ragnatele, rami: perché le donne che disegni, rimangono sempre impigliate in qualcosa o i loro movimenti sono costretti?
Perché incarnano perfettamente certe cose, persone o situazioni che abitano il ‘mondo indescrivibile’: quello che sarebbe un ‘peccato’ descrivere.

E perché non mostrano mai il volto?
Si nascondono ma allo stesso tempo si mostrano, i capelli sono la loro carta d’identità, sono i più antichi tessuti dai quali si sono ricavate finora sequenze di DNA. Non mostrano il volto perché non è necessario, come ho già detto, evito sempre di inserire cose per me superflue. L’atto comunicativo è concentrato in tutta la loro anatomia, negli animali e vegetali che incontrano-scontrano durante il loro ‘cammino’.

Quante volte hai sorriso oggi?
Consapevolmente neanche una, inconsapevolmente non lo posso sapere. Ad ogni modo so di aver sorriso diverse volte.

Qual è la cosa che ti infastidisce di più quando stai lavorando?
Il telefono che squilla, le voci umane. Mentre sono in ‘transfert’ necessito di silenzio assoluto o musica capace di condurre.

Candido, tormentato, poetico, seducente, fiabesco: quale di questi aggettivi, secondo te, si addice di più ai tuoi lavori?
Non credo che tutti i miei lavori siano associabili ad un solo, ed allo stesso, aggettivo per lungo tempo.

Ti mangi le unghie?
Ora non più. Quando ero piccola neanche lo smalto amaro era in grado fermarmi, ho dovuto smettere di mia spontanea volontà.

Una donna a cui guardi con ammirazione oggi?
La nonna

Un vizio a cui sei affezionata?
Non utilizzare guanti protettivi mentre lavoro

Non ti innamoreresti mai di un uomo….?
…tipicamente umano.

Mi fai il nome di un tuo amico artista?
Luca Beolchi

(Recupereremo presto l'incontro non avvenuto. Ho un invito ad andare a trovare Tamara nella sua tana-studio. Lo farò presto e il vino, lo porterò io...)

Tamara la trovi qui

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