martedì 16 marzo 2010

Luca Beolchi

Luca è laureato in filosofia e, quando parla, fa continui riferimenti a Nietzsche; Luca lavora come illustratore per la Apparel Music; dal 1997 Luca tiene dei diari, leit motiv: considerazioni sul tempo che scorre; Luca è editore di Lobodilattice: un magazine di arte contemporanea; Luca odia le 18.00 del lunedì. Per fortuna, a queste domande, ha risposto di domenica...

Quanti anni hai quando disegni?
Non ho età, quando disegno sono senza riferimenti spazio temporali.

Esiste un termine per definire il tuo stile?
No, l’ansia di catalogazione è un esigenza che ha l’uomo di darsi un ordine. I miei disegni invece gridano il disordine. Sicuramente si possono trovare delle assonanze con il mondo del fumetto e dell’illustrazione ma, non sono né l’uno né l’altro. Se proprio devo darmi una definizione, allora, diciamo che sono un escapista: in costante fuga dalla realtà.

Come nascono i tuoi disegni?
Sono come poesia lirica, nascono da delle intuizioni e mi permettono di indagare territori che sono esplorabili solo attraverso il disegno: per territori intendo “il dentro”. Di fronte al foglio bianco io mi sento libero di fare quello voglio, disegnando posso dar forma a qualsiasi storia, a qualsiasi pensiero. I personaggi o le situazioni che creo, non riproducono la realtà, sono semplicemente la mia definizione di mondo. E’ come se, attraverso di loro, potessi dire: “io ci sono stato e il mondo, l’ho visto così”
Se sbagli, usi la gomma e correggi o butti via il foglio?
Correggo: uso gomma e matita proprio come un bambino. Faccio molti errori, cancello tantissimo: sbaglio e disegno di nuovo. Molti personaggi nascono proprio da questo. Ho un approccio sperimentativo con il disegno: mi piace creare cose nuove, non importa che siano perfette. E’ il passaggio “dal non essere all’essere” che mi interessa.

Esistono dei "disegni chiave "nel tuo lavoro, quelli che in un certo senso hanno segnato un punto di svolta?
Potrei dirti: Shine as normal dope. E' un disegno che ho fatto qualche giorno fa, ha un equilibrio formale interessante ed ha una campitura giusta.


Hai un sogno ricorrente?
Sì, la fuga: scappo sempre e non so da chi, perché nel sogno non vedo mai in faccia il mio inseguitore. Mi ritrovo in situazioni pazzesche: in condomini stranissimi , scavalco recinzioni, mi perdo negli ascensori. Mi vedo in alto, su tetti di palazzi, e poi giù, negli scantinati… La cosa bella e che mi rassicura è che quando nel sogno mi ritrovo davanti ad una porta chiusa, riesco sempre ad aprirla.

Se tu fossi un insegnante di disegno, alla prima lezione, cosa insegneresti ai tuoi studenti?
Farei una lezione introduttiva sul fatto che esiste la possibilità di esprimersi senza utilizzare la parola. Direi alla mia classe: “il vostro compito è quello di comunicare e per farlo, avete a disposizione un foglio e una matita; il tema del giorno è “Io oggi sono qui”. Più che sull’applicazione tecnica, cercherei di lavorare sulla coscienza di sé.

Acquarelli, matite, acrilici: con quale tecnica ti senti più a tuo agio?
Con le matite e gli acquarelli, perché parlano a bassa voce. Mi piace poi utilizzare colori che definisco “grunge” come il marrone e il verde marcio.


Se i tuoi disegni fossero un genere musicale?
Rigorosamente grunge. Se devo dire il nome di un gruppo: Radiohead.

Se ti piacciono i lavori di Luca Beolchi allora potrebbe piacerti anche…?
Marcel Dzama; Yoshitomo Nara, Amy Cutler.

Mi fai il nome di un tuo amico artista?

Marco Demis

(Sole... Ritrovo in Porta Romana; visto lo studio di Luca; assalita da cane Bertrand Russel Beolchi; conosciuto gatta Lou Salomè Beolchi; sigaretta; domande; risate; parlato di amici comuni; visti disegni di Luca; visti i quadri, di Luca; sfogliato libro Vitamin D; parlato di "Lo squalo da 12 milioni di dollari"; caffè; fatto amicizia con cane Bertrand Russel Beolchi; metropolitana...sera)

Luca lo trovi qui

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