Una cosa che fai sempre prima di metterti a dipingere?
Fumarmi una sigaretta, non ho altri rituali.
Siamo di fronte ad una tela bianca: mi racconti le varie fasi del tuo lavoro?
Non credo si debbano descrivere abitudini o passaggi, devono rimanere qualcosa di personale. Per la composizione non seguo schizzi preparatori, trovo più interessante compensare successivamente eventuali errori.
Nei tuoi disegni e dipinti, i soggetti sono quasi sempre femminili, perché ci sono pochissimi bambini maschi nei tuoi lavori?
Per una visione forse retrò di una figura spaesata, fragile. Ogni lavoro comunque è autobiografico, il soggetto è solo una scusa.

Gli ultimi lavori hanno come tema l'assenza e il non detto; non sono interessato all'espressione. Credo che l'opera seduca se il contenuto viene nascosto o suggerito. Nei soggetti che dipingo è come se ci fosse una rottura tra l'interno e l'esterno: lo sguardo non è rivolto ad un referente, ad una domanda o ad una analisi introspettiva. Lo sguardo diventa un guardare senza poter vedere, non per una mancanza del soggetto ma per un vuoto esterno.

Sono possessivo.
Quanto tempo dedichi alla ricerca del colore?
Al momento non uso più di tre/quattro colori: Bianco di Titanio; Nero d’Avorio; un azzurro di cui non ricordo il nome ma il numero - è il 405 – e, un blu che mi sono ritrovato per caso e che forse era meglio non trovare. Si potrebbe dire che è più difficile lavorare su una pittura tonale o monocromatica, come si potrebbe dire il contrario.
Qual è il tuo punto di forza nel lavoro?
Sto lentamente imparando ad essere meno sbrigativo: inizio un lavoro, lo tengo fermo per un po’, poi torno a lavorarci.
Hai delle particolari resistenze sul tuo lavoro?
A seconda dello stato d'animo: se devo dipingere, preferisco essere sereno; se invece devo disegnare, ottengo risultati migliori se sono alterato. Con la grafica preferisco usare materiali di recupero per non avere il timore di sciuparli con lo sfogo.
Qual è il lavoro di cui sei più soddisfatto?
Sono soddisfatto dei lavori più immediati, quelli che riesco a finire in poco tempo.

Qual è il gioco che ti piaceva di più quando eri bambino?
Impazzivo per i Lego ma, ancora di più mi piaceva giocare a nascondino.
A cosa stai lavorando adesso?
Ad una personale per la Galleria L’Immagine di Milano.
Mi fai il nome di un tuo amico artista?
Angela Loveday
(Ritrovo in San Babila; camminato fino a Via Bellini; santoni sulla via; visto studio di Marco; visti i quadri di Marco; sigaretta; chiacchiere all'aria aperta; domande; scalino scomodo; visti ancora quadri di Marco; chiuso lo studio; camminata; caffè in corso di Porta Venezia; ancora chiacchiere; parlato di politica, di amici comuni, di Tamara Ferioli e Luca Beolchi, di paesi in cui sarebbe bello vivere, del prezzo della birra a Berlino; ancora una sigaretta; ancora una camminata; fermata del tram N° 9; saluti...)
Marco lo trovi qui
1 commento:
Malinconici i quadri di Marco...mi piacciono!
Tam
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